| Capitolo I Una voce incantevole
Tutti e sette erano giunti a destinazione, nessun errore, nessun imprevisto. Ogni cosa era andata per il verso giusto. Erano arrabbiati, ovvio che lo fossero. Chi per un motivo, chi per un altro, ma tutti avevano i nervi già girati. E poi, c’era la frustrazione. Quel sentimento che domina le persone quando non si sa perfettamente cosa ci si debba aspettare. Si, che emozioni forti, Princesse Miroir le adorava. Erano state diverse le reazioni: chi si era sentito spaesato e confuso; chi era diventato immediatamente suscettibile; chi già aveva messo in chiaro che ogni cosa era fastidiosa, in quel momento: e non era riferito solamente al luogo. Il titano fece addirittura andare in fiamme la piccola biblioteca, prima di scardinare la porta con un calcio e uscire fuori da lì, seguito da tutti gli altri che, ovviamente, preferivano non fare una brutta fine. Sciocchi. Sciocchi e divertenti. Quando anche l’ultimo –un angelo bianco- fu uscito dalla biblioteca circolare, una vampata di fuoco, lo stesso appiccato dal titano, fuoriuscì dalla porta, come uno sbuffo improvviso e violento, che si diresse veloce verso i sette mal capitati, rischiando di investirli e di incenerirli all’istante. Ma appena la vampata di fiamme li avvolse, creando una sottospecie di piccolo mulinello dalle lingue infuocate, tutti poterono accorgersi che quel fuoco, in realtà, non bruciava. Se vi avessero passato una mano attraverso, non avrebbero avvertito nulla. Sarebbe stato come toccare l’aria. Fu il tempo di qualche secondo appena, quello necessario a far comprendere loro la realtà, e la vampata si ritrasse nuovamente nella stanza, spegnendosi esattamente come era divampata. Un batter di ciglia ed ecco che la biblioteca tornò esattamente quella di prima: ogni libro al suo posto, ogni scaffale completamente intatto. Anche il volume ‘rubato’ dal vampiro, scivolò via dalle sue mani senza troppe difficoltà, e tornò ad occupare l’unico posto vuoto rimasto tra le mensole. Poi, all’improvviso, la porta –anche lei di nuovo aggiustata- si chiuse velocemente, producendo un botto che si disperse come un’eco per tutto il castello. Seguito da ciò, ci fu una serie di altri piccoli rumori: sembravano tutti scatti di serratura, come se qualcuno si stesse apprestando a sigillare dall’interno ogni stanza. Lo stesso successe anche con la biblioteca: se avessero provato a riaprirla, non ci sarebbero riusciti. Si trovavano in un corridoio, talmente lungo da sembrare che entrambe le sue vie procedessero all’infinito. Questa volta, però, non era più al buio, anzi una forte luce entrava dalle finestre che coronavano la parete esterna, quasi accecandoli: all’infuori, il sole splendeva alto nel cielo. Ma ancora una volta, sarebbe stato come non sentirlo. I suoi luminosi raggi sfioravano i loro volti e ogni lembo di pelle che lasciavano scoperta, ma non scaldavano. Era come se non fosse realmente presente, però c’era e illuminava il lungo corridoio. Le ampie finestrone, affacciavano su un giardino gigantesco e ben curato: immerso nel verde e colorato da numerosi fiori, assomigliava tanto ad un ‘piccolo angolo’ di paradiso. C’erano persino degli uccellini che fischiettavano allegri e delle farfalle che svolazzavano qua e là, bagnandosi ogni tanto con l’acqua che zampillava da una splendida fontana, che portava raffigurata una donna dell’antica grecia. Forse Venere, chissà. Poi, una dolce canzone giunse alle orecchie del gruppetto. Era una voce melodiosa e candida, così bella da irretire ogni senso. Proveniva dal giardino e se i sette si fossero affacciati alle finestre, avrebbero potuto vedere la bella fanciulla con la voce tanto ammaliante. Era una ragazza, all’incirca sui diciassette, forse diciotto anni. Ed era bellissima: capelli lunghi e setosi, neri più dell’ebano. Labbra rosse e piene e una pelle bianca e levigata, più candida di fredda neve. E se ne stava lì sotto, seduta sulle scale a destra del giardino, con un secchiello stracolmo d’acqua e sapone in grembo e una pezza nelle mani, che passava sui gradini, per ripulirli. Era vestita di soli stracci: una magliettina sbiadita e consumata; una gonna completamente lacerata e dei sandali praticamente distrutti. Eppure, sorrideva. La bella sconosciuta sorrideva e cantava, come se non fosse costretta a lavori da schiava, ma stesse tranquillamente allietando degli spettatori in un concerto. L’unico modo per raggiungerla – e anche per uscire da castello – erano quelle ampie finestre. Ma se qualcuno avesse provato a varcarle, sarebbe stato immediatamente sbalzato indietro, colpito da una potente scossa elettrica. Non era loro permesso uscire, non ancora. Ma solo se qualcuno di loro avesse toccato la barriera, sarebbe apparsa una scritta, che si librava in aria e recitava le seguenti parole:
“Se uscir dal castello vuoi Affida il tuo intuito a noi Solo la regina sa come fare E la barriera dal castello levare. Quindi trovala presto Ma non esser troppo lesto. L’unico indizio che darti possiamo Utilizzalo a tutti spiano. Eccolo qui è questo Pensaci e sii modesto!
-Lontano dagli occhi, lontano dal cuore-”
La scritta aleggiò in aria per qualche minuto, dando a tutti il tempo di leggere. Poi si dissolse lentamente, finchè l’unica cosa che i sette avrebbero potuto vedere fuori dalla finestra non fosse stato un panorama stupendo, rischiarato da quel sole illusorio. L’indovinello parlava chiaro: per uscire dal castello dovevano trovare la regina e scegliere quindi una delle due vie del corridoio. Destra o sinistra? Solo una avrebbe portato alla regina, l’altra li avrebbe portati a una penitenza.
CITAZIONE Obiettivi: -Perlustrare il castello -Risolvere l'indovinello -Trovare la regina CITAZIONE Dritte: -Per far scattare l'indovinello qualcuno deve per forza toccare la barriera, non importa chi. -Non è necessario che tutti seguiate la via che sceglie il primo: ognuno dovrà risolvere l'indovinello da se e intraprendere la via che ritiene corretta. Coloro che sbagliano NON verranno esclusi dalla Mini-Quest, ma dovranno fare una penitenza.
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